"Atto aggressivo, prevaricante o molesto compiuto tramite strumenti telematici (sms, e-mail, siti web, chat, ecc.)"
Durante la mia esperienza universitaria, tra i vari argomenti studiati, mi sono particolarmente appassionata alla tematica del bullismo e del cyberbullismo. Credo che il mio interesse per l’argomento sia legato alla sua apparente semplicità, dietro la quale, però, si cela un fenomeno davvero complesso e sfaccettato.
Insomma, per quanto si possa credere di essere preparatissimi sull’argomento, in realtà c’è sempre qualcosa di nuovo da imparare ed è proprio per questo che pochi giorni fa ho voluto partecipare ad una conferenza sull’uso sicuro, sano, legale e consapevole delle nuove tecnologie, tenuta da Mauro Ozenda, consulente informatico, presso Civico 17 Biblioteca di Mortara.
Negli ultimi quindici/vent’anni anni la crescente evoluzione tecnologica ha permesso a ragazzi sempre più giovani di entrare in contatto con il digitale che, se adoperato in maniera appropriata e consapevole, può risultare utile ed in grado di favorire il processo di conoscenza ed educazione.
Purtroppo, però, nella maggior parte dei casi l’abilità nell’uso di social network e smartphones non è sinonimo di esperienza informatica e la mancanza di criticità durante l’utilizzo dei nuovi media è una delle principali cause di sviluppo del cyberbullismo, fenomeno identificato solo all’inizio dell’anno 2000 grazie ad un insegnante canadese di nome Bill Belsey, il quale ne diede la seguente definizione: "Il cyberbullismo è un atto aggressivo eseguito persistentemente; condotto da un individuo o da un gruppo di individui che usando varie forme di contatto elettronico, ripetuto nel corso del tempo contro una vittima che ha difficoltà a difendersi".
Il bullismo virtuale si differenzia da quello tradizionale per svariati elementi, tra cui la distanza emotiva che il bullo, grazie allo schermo che funge da filtro, riesce a prendere dalla vittima. Quando si parla di bullismo tradizionale si ha a che fare con scontri frontali, verbali o fisici che siano, e, in alcuni casi, trovandosi faccia a faccia con la vittima, il prevaricatore può provare rimorso per le proprie azioni, riuscendo così a contenersi e limitarne i danni.
Nel bullismo online, invece, questo non può accadere, poiché gran parte delle aggressioni virtuali, che talvolta possono anche condurre a drammatici epiloghi, interessano individui che non si sono mai incontrati personalmente e che, addirittura, possono abitare in paesi o regioni diverse.
Una delle particolarità di questo fenomeno e altra differenza con il bullismo tradizionale, riguarda poi il grado di consapevolezza che il bullo ha del proprio ruolo: in questo caso, infatti, può capitare che non ne sia pienamente consapevole. Condividere con i coetanei e divulgare immagini, video e commenti diffamanti, agli adolescenti (e non solo) può apparire un fatto “normale” e addirittura divertente; in realtà, però, queste azioni sono penalmente perseguibili perché contribuiscono a generare un circolo diffamatorio che imbriglia la vittima in un vortice di offese e derisioni che, a differenza di quanto accade con il bullismo tradizionale, proseguono anche fuori dall’orario scolastico, superando le mura domestiche ed infiltrandosi nel privato della vittima.
Il cyberbullismo è una forma di bullismo più grave e subdola, perché non lascia segni o tracce evidenti, come possono essere lividi o cicatrici, ma comporta serie conseguenze psicologiche e relazionali.
Spesso le famiglie, sia quella della vittima che quella dell’aggressore, non si accorgono di ciò che sta accadendo; eppure, nonostante vi siano diversi programmi di intervento, di prevenzione e tutela attivi sul territorio, è proprio nel privato che ognuno di noi può intervenire per contrastare questo fenomeno. Come?
- "PARLA con i tuoi figli di sicurezza e tecnologia quanto prima e più spesso che puoi, nello stesso modo in cui parli della sicurezza a scuola, in auto, sui mezzi di trasporto pubblici o in ambito sportivo.
- CHIEDI ai tuoi figli quali sono secondo loro le informazioni che è appropriato condividere online e quali è meglio evitare.
- Parla con loro di come percepiscono la privacy.
- ACCOMPAGNA i tuoi figli, soprattutto i più piccoli, il più possibile e da subito attraverso l’esperienza di navigazione online, condividendo insegnamenti e impressioni sui contenuti.
- IMPARA dai tuoi figli. A meno che tu non sia un utente di Internet particolarmente attivo, è probabile che i tuoi figli ne sappiano più di te. È un ottimo modo per capire come si comportano su Internet e per renderli consapevoli di eventuali pericoli.
- RISPETTA i loro interessi. I ragazzi di oggi sono cresciuti con Internet, cellulari e SMS. Le nuove tecnologie hanno sempre fatto parte della loro vita e rappresentano una importante opportunità per il loro presente e per il loro futuro" (Cyberbullismo, la camera approva la prima legge italiana, Io Donna, 17 maggio 2017).