Il 24 novembre scorso è arrivato nelle sale il film d’animazione “Encanto”, 60esimo classico Disney.
Il lungometraggio, prodotto dai Walt Disney Animation Studios, affronta la tematica del peso delle aspettative e della “normalità” in una società circondata da poteri magici e caratteristiche speciali. In un’epoca in cui i grandi successi sono dettati dai supereroi, suona dissonante un film in cui il ‘costo psicologico’ di avere dei poteri è esaminato in modo così intelligente. All’interno di una ricchezza musicale degna di un musical e di immagini coloratissime come un quadro, si srotola la narrazione di una storia che porta con sé numerosi messaggi psicologici. I temi principi sono l’inclusione e l’attenzione di ciò che vi è dietro il visibile, che può essere altrettanto straordinario.
Ma di cosa parla questo film d’animazione?
La protagonista è Mirabel, una giovane ragazza colombiana appartenente alla famiglia Madrigal, un po’ maldestra e “normale” sia come aspetto, molto lontana dalla classica principessa Disney, sia come abilità. Tutti i componenti della famiglia, infatti, sono dotati di poteri magici che gli permettono di aiutare la famiglia stessa e la comunità. Unica a non aver alcun potere è Mirabel che invece deve destreggiarsi alla continua approvazione famigliare soprattutto dalla nonna.
La peculiarità di questo film è proprio qui: temi psicologici di grande attenzione nella nostra quotidianità.
Partiamo dal tema che emerge per primo: il peso delle aspettative. Ne abbiamo diffusamente parlato lo scorso anno all’interno degli incontri del progetto “Una regia extrascuola un ponte sul mondo”. Riferendoci al film in particolare: Mirabel già dalla prime battute viene descritta senza alcun talento, ma ce la mette tutta per essere all’altezza, essere quel qualcuno agli occhi della sua famiglia e più di tutti a quelli della nonna. La normalità di Mirabel è proprio il suo limite. Nella nostra società possiamo leggerlo come quella necessità di spiccare ed essere migliori, quasi dotati di super poteri nell’affrontare la quotidianità. L’essere sempre affannati nel dover fare e nel dover essere che ci porta spesso a sperimentare sentimenti di ansia e tristezza. Naturalmente Mirabel non è la sola a soffrire il peso delle aspettative. Nell’altra faccia della medaglia vi sono le sorelle e gli altri personaggi, dotati di poteri magici, che devono mantenere i loro “standard”, imprigionati al contrario nell’immagine del dover essere sempre perfetti. Non è consentito mostrare la propria debolezza, e soffrono di questa loro condizione sperimentando anche loro malessere come infelicità e ansia.
A far da cornice a tutto vi è il grande tema della famiglia. È affrontato in maniera interessante dando ad aspettative e tradizioni un valore quasi assoluto. Da una parte vi è l’immagine della famiglia solida e con i valori che devono essere mantenuti e portati avanti da ciascun membro della famiglia. Dall’altra proprio questi valori e l’immagine solida della famiglia deve essere in grado di adattarsi al cambiamento e allo scorrere del tempo, ed è questa abilità la chiave per poter mantenere l’equilibrio famigliare.
In Encanto trova quindi largo spazio uno spaccato di realtà della società moderna in cui valori, pressione altrui, aspettative, rischiano di schiacciare le singole personalità non permettendo di poter manifestare fragilità e paure. Tuttavia è proprio la ricchezza e peculiarità del singolo, la “normalità” che permette di mantenere l’equilibrio nella quotidianità. E se qualcosa inizia ad andare male, è bene tenere sempre mente quanto appreso da Mirabel: “Anche nei momenti più bui arriva la luce, quando meno te l’aspetti!”
Ringraziamo la Dott.ssa Paola Tagliani, Psicologa e Psicoterapeuta che avete avuto modo di conoscere durante le serate del progetto "Una regia extrascuola: un ponte sul mondo", per averci regalato questa interessante lettura del film.