“Un alpinista può conquistare la vetta in elicottero,
ma la sua soddisfazione sta nella scalata, nei rischi corsi e superati, nella fatica vinta, nei problemi risolti e, alla fine, nella gioia d’osservare dalla cima il percorso fatto e il mondo che ora si trova ai suoi piedi. Non è importante ciò che facciamo, ma come lo facciamo.”
ma la sua soddisfazione sta nella scalata, nei rischi corsi e superati, nella fatica vinta, nei problemi risolti e, alla fine, nella gioia d’osservare dalla cima il percorso fatto e il mondo che ora si trova ai suoi piedi. Non è importante ciò che facciamo, ma come lo facciamo.”
L'estate è ormai arrivata ed io non ho ancora ultimato il cambio di abiti nell'armadio. Frugando in cerca di qualche scatolone in cui riporre felpe e maglioni, ritrovo la mia divisa da pallavolista. Sono passati anni da quando, a causa di un infortunio, ho dovuto smettere, ma fa ancora un certo effetto ricordare gli anni in squadra, soprattutto perché ho avuto la grande fortuna di crescere in un ambiente in cui lo sport non è visto come un semplice passatempo o un agglomerato di esercizi prestazionali basati sulla competizione e sull’etica del risultato, ma, piuttosto, come un’attività che coinvolge indistintamente quattro dimensioni: salute, educazione, socialità e qualità della vita.
Gran parte degli operatori nel sociale reputano lo sport l’attività educativa per eccellenza, poiché permette di raggiungere solidi obiettivi, di intessere legami profondi e di avere confronti positivi con se stessi e con gli altri. Tutto questo, però, purtroppo non sempre è generalizzabile, in quanto per molti bambini e ragazzi, oggi, l’attività fisica è diventata un obbligo, un impegno aggiunto a quelli imposti dalla società ed un’attività tutt’altro che spensierata, ma strutturata e finalizzata unicamente a competizione e prestazione. In questo modo lo sport si trasforma in una costante sfida con se stessi e con gli altri che può comportare stress, frustrazione e difficoltà relazionali.
Alla luce delle straordinarie possibilità che lo sport offre soprattutto in età evolutiva, appare necessario garantire a tutta la popolazione giovanile l’accesso ad una pratica sportiva che metta insieme gioco, avventura ed allenatori motivati e preparati. In questo modo si potrebbe finalmente costruire uno “sport per tutti” che allo stesso tempo sia anche uno “sport per ognuno”, centrato sull’individuo e non sulla prestazione, ma anche accessibile, sia in termini di tempi che di costi.
Nonostante lo sport puro, educativo e formativo, scevro dal contagio capitalistico consumistico, sia sempre più una rarità, sono contenta che di vivere in uni città a cui sta a cuore l’attività motoria, che viene valorizzata tramite l’organizzazione di svariati eventi a sfondo sportivo, rivolti non solo ai singoli ma anche a gruppi e famiglie, perché il bello dello sport è proprio la condivisione ed il sentirsi parte di qualcosa di grande.
Per concludere, vorrei citare un’affermazione che abbraccio pienamente perché grazie allo sport ho potuto conoscere il significato del termine “passione”, una di quelle parole che danno valore alla vita: “Lo sport forse non è la felicità, ma io non ho mai visto uno sportivo triste”.
Nella PSICOBIBLIOTECA dell'Associazione trovate molti testi che parlano di sport e di progettazione; inoltre, lo studio di Psicologia con cui spesso si collabora è specializzato nel settore. Non esitate a contattare ed a curiosare il blog.