venerdì 30 giugno 2017

CREATIVAMENTE E L’INTERVENTO PSICOSOCIALE


Tra pochi giorni sarà luglio, circa a metà del mio percorso di tirocinio. Riponendo gli appunti nel mio quadernone, ripercorro mentalmente i mesi e le attività svolte, interconnesse dal filo conduttore dell’intervento psico-sociale. Con questo termine si vogliono intendere tutti i servizi di tipo psicologico e supportivo che il Centro Studi Psico-Socio-Educativi Creativamente mette a disposizione della comunità con il fine di fornire risorse per fronteggiare i disagi presenti sul territorio e promuovere, attraverso le iniziative realizzate, lo sviluppo intellettivo, sociale, culturale e cognitivo di bambini e adolescenti, la diffusione della cultura ed il benessere psicologico.
Un esempio di quanto detto è costituito dalla Psicobiblioteca: da grande appassionata di libri quale sono, questa è stata la prima cosa che ho notato al momento del mio ingresso. Inizialmente mi sono stupita per la grande quantità di volumi, ma ancora non sapevo di cosa si trattasse. In un secondo momento, poi, la Dott.ssa Boscolo Verena, la mia tutor, mi ha spiegato che i testi della Psicobiblioteca sono accessibili a chiunque abbia voglia di consultarli e che l’obiettivo dell’Associazione è quello di offrire al territorio lomellino una cultura psico-pedagogica di qualità ed una palestra formativa per giovani futuri professionisti del settore. Peccato non averlo saputo mente ancora studiavo… sarei sicuramente stata un’assidua frequentatrice.
Un’altra interessantissima iniziativa, inoltre, è il Club di Studio che, ad oggi, rappresenta una delle azioni di Una Scuola grande come il mondo, progetto che dal 2012 offre supporto alle famiglie per la motivazione allo studio di giovani studenti attraverso attività educative, didattiche e laboratoriali.
Durante le scorse vacanze pasquali ho avuto modo di prendere parte al Club di studio: non si tratta di semplici ripetizioni, ma di uno spazio divertente in cui svolgere i compiti in autonomia, soprattutto grazie al confronto con i compagni. Questa iniziativa, che viene organizzato in concomitanza con le vacanze, è rivolta particolarmente ai bambini della scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado che, oltre a terminare i lavori assegnati dalle insegnati, vengono intrattenuti con interessantissimi esperimenti scientifici. Sinergia e curiosità in questo spazio regnano sovrane e costituiscono il bagaglio che ogni bambino può portare a casa da questo progetto educativo.
Infine, parlando di intervento psico-sociale non si può dimenticare il progetto Insieme per accogliere, il cui obiettivo è quello di informare e sensibilizzare la comunità circa il tema dell’adozione, le implicazioni di tipo psicologico, sociale e relazionale ed i servizi presenti sul territorio.
Insomma, grazie alle sue molteplici proposte ed iniziative, Creativamente è ovunque si senta parlare di intervento psico-sociale, di comunità e bisogni.
Per saperne di più in merito al COME SI PROGETTA un INTERVENTO nel SOCIALE, puoi consultare i seguenti link:
- http://www.studio-pragmatica.it/2012/11/non-si-puo-non-progettare-parte1/
- http://www.studio-pragmatica.it/2013/03/come-si-costruisce-un-progetto-parte2/
Puoi anche chiedere in prestito presso una Biblioteca Civica i seguenti testi della nostra Psicobiblioteca:
   Libro Psicologo domani. Manuale per la preparazione all'esame di Stato. Vol. 2: Prova pratica. Cesare Kaneklin , Caterina Gozzoli      Risultati immagini per intervento psicosociale gozzoli
PER STUDENTI E TESISTI possibilità di reference su appuntamento

venerdì 23 giugno 2017

UNO SPORT PER TUTTI, UNO SPORT PER OGNUNO


“Un alpinista può conquistare la vetta in elicottero,
ma la sua soddisfazione sta nella scalata, nei rischi corsi e superati, nella fatica vinta, nei problemi risolti e, alla fine, nella gioia d’osservare dalla cima il percorso fatto e il mondo che ora si trova ai suoi piedi. Non è importante ciò che facciamo, ma come lo facciamo.”


L'estate è ormai arrivata ed io non ho ancora ultimato il cambio di abiti nell'armadio. Frugando in cerca di qualche scatolone in cui riporre felpe e maglioni, ritrovo la mia divisa da pallavolista. Sono passati anni da quando, a causa di un infortunio, ho dovuto smettere, ma fa ancora un certo effetto ricordare gli anni in squadra, soprattutto perché ho avuto la grande fortuna di crescere in un ambiente in cui lo sport non è visto come un semplice passatempo o un agglomerato di esercizi prestazionali basati sulla competizione e sull’etica del risultato, ma, piuttosto, come un’attività che coinvolge indistintamente quattro dimensioni: salute, educazione, socialità e qualità della vita.
Gran parte degli operatori nel sociale reputano lo sport l’attività educativa per eccellenza, poiché permette di raggiungere solidi obiettivi, di intessere legami profondi e di avere confronti positivi con se stessi e con gli altri. Tutto questo, però, purtroppo non sempre è generalizzabile, in quanto per molti bambini e ragazzi, oggi, l’attività fisica è diventata un obbligo, un impegno aggiunto a quelli imposti dalla società ed un’attività tutt’altro che spensierata, ma strutturata e finalizzata unicamente a competizione e prestazione. In questo modo lo sport si trasforma in una costante sfida con se stessi e con gli altri che può comportare stress, frustrazione e difficoltà relazionali.
Alla luce delle straordinarie possibilità che lo sport offre soprattutto in età evolutiva, appare necessario garantire a tutta la popolazione giovanile l’accesso ad una pratica sportiva che metta insieme gioco, avventura ed allenatori motivati e preparati. In questo modo si potrebbe finalmente costruire uno “sport per tutti” che allo stesso tempo sia anche uno “sport per ognuno”, centrato sull’individuo e non sulla prestazione, ma anche accessibile, sia in termini di tempi che di costi.
Nonostante lo sport puro, educativo e formativo, scevro dal contagio capitalistico consumistico, sia sempre più una rarità, sono contenta che di vivere in uni città a cui sta a cuore l’attività motoria, che viene valorizzata tramite l’organizzazione di svariati eventi a sfondo sportivo, rivolti non solo ai singoli ma anche a gruppi e famiglie, perché il bello dello sport è proprio la condivisione ed il sentirsi parte di qualcosa di grande.
Per concludere, vorrei citare un’affermazione che abbraccio pienamente perché grazie allo sport ho potuto conoscere il significato del termine “passione”, una di quelle parole che danno valore alla vita: “Lo sport forse non è la felicità, ma io non ho mai visto uno sportivo triste”.

Nella PSICOBIBLIOTECA dell'Associazione trovate molti testi che parlano di sport e di progettazione; inoltre, lo studio di Psicologia con cui spesso si collabora è specializzato nel settore. Non esitate a contattare ed a curiosare il blog.

domenica 18 giugno 2017

#nottechenoncera e apprendere creativamente


VI ASPETTIAMO STASERA dalle ore 21.00
presso la Sede dell'Associazione Culturale delle Genti Lucane "Rocco Scotellaro"
in Via Cesarea, 49

LABORATORIO E-SPERIMENTANDO

Durante il mio percorso di studi ho spesso sentito parlare di apprendimento attivo (attività procedurali che coinvolgono attivamente gli studenti nel processo di apprendimento), ma purtroppo non ho mai avuto modo di osservarlo direttamente. Per questo, una delle tante ragioni per cui ho scelto di svolgere il mio percorso di tirocinio con l’Associazione Creativamente, è proprio la quantità di attività laboratoriali proposte. Alcune inserite anche nel progetto UNA SCUOLA GRANDE COME IL MONDO - Club di Studio, volto ad incrementare la motivazione allo studio.
Infatti, le tecniche utilizzate durante l’apprendimento attivo respingono il ruolo passivo, dipendente ed esclusivamente ricettivo dell’allievo e, al contrario, incentivano la partecipazione consapevole dello studente, poiché contestualizzano le situazioni di apprendimento in ambienti reali e prevedono metodologie alternative, tra cui role playing (giochi di ruolo), tecniche simulative, in cui i bambini apprendono grazie alle situazioni in cui sono immersi.
Le attività laboratoriali, in senso ampio, includono “qualsiasi spazio, fisico, operativo e concettuale, opportunamente adattato ed equipaggiato per lo svolgimento di una specifica attività formativa”.
Con il lavoro in laboratorio, dunque, lo studente domina il suo apprendimento, perché produce, opera concretamente, sa dove vuole arrivare e perché.
Quali sono gli elementi fondamentali del metodo laboratoriale?
1.      Conoscere attraverso l’azione (ad esempio mediante la manipolazione)
2.      Deve implicare le operazioni cruciali (passi principali di una procedura)
3.      NON deve avere una soluzione unica, ma deve dare la possibilità di scegliere e di decidere
4.      Deve provocare uno “spiazzamentocognitivo (deve far scoprire qualcosa di nuovo, mettendo in crisi le vecchie conoscenze)
5.      Si deve situare ad una giusta distanza (il nuovo non deve essere né troppo vicino al conosciuto né troppo distante)
6.      Deve coinvolgere il rapporto dello studente con il sapere, perché nel laboratorio il sapere è conoscenza in azione.
Durante la Notte che non c’era di questa sera, verranno proposte alcune divertentissime ed interessanti attività laboratoriali, come ad esempio la Pista di sale. Vi aspettiamo tra poche ore per scoprire di cosa si tratta.

Se invece per questa sera aveste già altri programmi ma foste comunque interessati ad approfondire la questione laboratori e apprendimento attivo, siete invitati a consultare e curiosare nella PSICOBIBLIOTECA dell’Associazione; ecco, ad esempio, alcuni titoli utili:

 - Rebuffo, M. (2005), 5 percorsi di crescita psicologica. Attività su: l’ascolto di sé, la consapevolezza, le emozioni, l’autostima e i propri limiti. Erickson. 
- Falda, L. & Oggero F. (2006). Chi trova una fiaba trova un tesoro. Un percorso di crescita psicologica attraverso le favole. Erickson. 
- Masoni, M. V. (2002). La mediazione creativa a scuola. L’arte di risolvere i problemi tra insegnante e alunno. Erickson. 
- Dickens, F. & Lewis, K. (2016). Il fabbricastorie. Materiali e strumenti per costruire narrazioni. Erickson. 
- Cornoldi, C. & De Beni, R. (2001). Imparare a studiare 2. Strategie, stili cognitivi, metacognizione e atteggiamenti nello studio. Erickson. 
- Bezdek, M. & Bezdek P. (2010). Laboratorio acqua. Esperimenti, giochi e attività per bambini di 3-6 anni. Erickson.

mercoledì 7 giugno 2017

CYBERBULLISMO



"Atto aggressivo, prevaricante o molesto compiuto tramite strumenti telematici (sms, e-mail, siti web, chat, ecc.)" 

Durante la mia esperienza universitaria, tra i vari argomenti studiati, mi sono particolarmente appassionata alla tematica del bullismo e del cyberbullismo. Credo che il mio interesse per l’argomento sia legato alla sua apparente semplicità, dietro la quale, però, si cela un fenomeno davvero complesso e sfaccettato.
Insomma, per quanto si possa credere di essere preparatissimi sull’argomento, in realtà c’è sempre qualcosa di nuovo da imparare ed è proprio per questo che pochi giorni fa ho voluto partecipare ad una conferenza sull’uso sicuro, sano, legale e consapevole delle nuove tecnologie, tenuta da Mauro Ozenda, consulente informatico, presso Civico 17 Biblioteca di Mortara.
Negli ultimi quindici/vent’anni anni la crescente evoluzione tecnologica ha permesso a ragazzi sempre più giovani di entrare in contatto con il digitale che, se adoperato in maniera appropriata e consapevole, può risultare utile ed in grado di favorire il processo di conoscenza ed educazione.
Purtroppo, però, nella maggior parte dei casi l’abilità nell’uso di social network e smartphones non è sinonimo di esperienza informatica e la mancanza di criticità durante l’utilizzo dei nuovi media è una delle principali cause di sviluppo del cyberbullismo, fenomeno identificato solo all’inizio dell’anno 2000 grazie ad un insegnante canadese di nome Bill Belsey, il quale ne diede la seguente definizione: "Il cyberbullismo è un atto aggressivo eseguito persistentemente; condotto da un individuo o da un gruppo di individui che usando varie forme di contatto elettronico, ripetuto nel corso del tempo contro una vittima che ha difficoltà a difendersi".
Il bullismo virtuale si differenzia da quello tradizionale per svariati elementi, tra cui la distanza emotiva che il bullo, grazie allo schermo che funge da filtro, riesce a prendere dalla vittima. Quando si parla di bullismo tradizionale si ha a che fare con scontri frontali, verbali o fisici che siano, e, in alcuni casi, trovandosi faccia a faccia con la vittima, il prevaricatore può provare rimorso per le proprie azioni, riuscendo così a contenersi e limitarne i danni.
Nel bullismo online, invece, questo non può accadere, poiché gran parte delle aggressioni virtuali, che talvolta possono anche condurre a drammatici epiloghi, interessano individui che non si sono mai incontrati personalmente e che, addirittura, possono abitare in paesi o regioni diverse.
Una delle particolarità di questo fenomeno e altra differenza con il bullismo tradizionale, riguarda poi il grado di consapevolezza che il bullo ha del proprio ruolo: in questo caso, infatti, può capitare che non ne sia pienamente consapevole. Condividere con i coetanei e divulgare immagini, video e commenti diffamanti, agli adolescenti (e non solo) può apparire un fatto “normale” e addirittura divertente; in realtà, però, queste azioni sono penalmente perseguibili perché contribuiscono a generare un circolo diffamatorio che imbriglia la vittima in un vortice di offese e derisioni che, a differenza di quanto accade con il bullismo tradizionale, proseguono anche fuori dall’orario scolastico, superando le mura domestiche ed infiltrandosi nel privato della vittima.
Il cyberbullismo è una forma di bullismo più grave e subdola, perché non lascia segni o tracce evidenti, come possono essere lividi o cicatrici, ma comporta serie conseguenze psicologiche e relazionali.
Spesso le famiglie, sia quella della vittima che quella dell’aggressore, non si accorgono di ciò che sta accadendo; eppure, nonostante vi siano diversi programmi di intervento, di prevenzione e tutela attivi sul territorio, è proprio nel privato che ognuno di noi può intervenire per contrastare questo fenomeno. Come?  

- "PARLA con i tuoi figli di sicurezza e tecnologia quanto prima e più spesso che puoi, nello stesso modo in cui parli della sicurezza a scuola, in auto, sui mezzi di trasporto pubblici o in ambito sportivo.
- CHIEDI ai tuoi figli quali sono secondo loro le informazioni che è appropriato condividere online e quali è meglio evitare. 
- Parla con loro di come percepiscono la privacy. 
- ACCOMPAGNA i tuoi figli, soprattutto i più piccoli, il più possibile e da subito attraverso l’esperienza di navigazione online, condividendo insegnamenti e impressioni sui contenuti. 
- IMPARA dai tuoi figli. A meno che tu non sia un utente di Internet particolarmente attivo, è probabile che i tuoi figli ne sappiano più di te. È un ottimo modo per capire come si comportano su Internet e per renderli consapevoli di eventuali pericoli. 
- RISPETTA i loro interessi. I ragazzi di oggi sono cresciuti con Internet, cellulari e SMS. Le nuove tecnologie hanno sempre fatto parte della loro vita e rappresentano una importante opportunità per il loro presente e per il loro futuro" (Cyberbullismo, la camera approva la prima legge italiana, Io Donna, 17 maggio 2017).