martedì 9 giugno 2020

GLI EFFETTI DEL LOCKDOWN sulle RELAZIONI SOCIALI


La pandemia ha comportato e sta tuttora determinando effetti profondi sotto molteplici aspetti, e proprio per questo motivo, il Rotary Club Mede Vigevano, martedì 9 giugno alle ore 21, ha organizzato un incontro in videoconferenza sul tema degli effetti del confinamento, o lockdown che dir si voglia, che ci ha costretto tutti a nuove costrizioni e abitudini, non sempre facilmente assimilate, con potenziali conseguenze anche gravi nei rapporti interpersonali.
Una collaborazione fra differenti realtà del territorio, come piace a noi e il tema verrà sviluppato sotto l’aspetto
- della violenza in famiglia con Nicla Spezzati del  Centro Antiviolenza Kore,
- della religione con Don Mauro Bertoglio, Rettore del Seminario,
- della riscoperta dei valori con Mariateresa Bocca, insegnante presso Unitrè,
-dell’incremento (o riduzione?) dei reati con il comandante della Stazione dei Carabinieri di Vigevano, o comunque un graduato, in base alle autorizzazioni a partecipare che verranno concesse)
e infine, in generale,
- della psicologia con il nostro Presidente Verena Boscolo, psicologa e psicoterapeuta.

La partecipazione, in qualità di interessati all’argomento (oggettivamente di grande attualità), è libera e aperta, posto che la stanza virtuale all’uopo creata, e per la quale si indica il link di accesso, può contenere fino a 500 partecipanti contemporaneamente: https://us02web.zoom.us/j/82970727744
Al termine sarà concesso spazio a interventi e a domande.

lunedì 8 giugno 2020

PILLOLE POSITIVE DALLA QUARANTENA: il racconto di ROBERTA L.

Ma ora vogliamo lasciare spazio ai nostri soci e volontari che a turno ci racconteranno le loro esperienze e soprattutto i piccoli lati positivi del loro isolamento forzato, in una rubrica che abbiamo chiamato Pillole positive dalla quarantena”.


Ecco la testimonianza di Roberta L. che ci racconta il suo viaggio dall’Italia alla Tunisia, paese in cui risiede. Ci racconta di essere  partita il 24 febbraio da Milano Malpensa, la pandemia era sul nascere in Italia, erano appena stati scoperti i primi casi.
In aeroporto poche persone con la mascherina, invece in aereo l’intero equipaggio con mascherine e guanti, una situazione a cui non eravamo ancora abituati, che spaventava un po’. In più la paura che qualche passeggero con lei a bordo avesse il Covid-19.
All’arrivo in Tunisia accoglienza fatta di moduli da compilare e misurazione della febbre, senso di incredulità e ansia, aumentata il giorno successivo quando una telefonata del Ministero della Sanità tunisina la informa che si sarebbe dovuta sottoporre a 14 giorni di quarantena. Il suo volo è stato l’ultimo partito da Milano, appena dopo la Tunisia ha bloccato gli arrivi dalle zone a rischio per tutelarsi, dato che lì ancora non c'era un’emergenza vera e propria.
Ci racconta che all’inizio ha preso molto male la notizia della quarantena forzata, intorno a lei vedeva la vita degli altri trascorrere normalmente mentre lei non poteva uscire nemmeno nel suo giardino (solo la seconda settimana ha avuto questa concessione) e aveva l’obbligo di indossare mascherina e guanti anche in casa per evitare i contatti con i familiari. Inoltre tutti i giorni veniva chiamata per comunicare se aveva la febbre e monitorare la sua salute.
Dopo i primi due giorni di sconforto, ha deciso di sfruttare tutto questo tempo libero. Ha seguito corsi online, letto libri, si è data alle folli pulizie della casa, cercando di impegnare al meglio il tempo. E alla fine, quando le hanno comunicato che la quarantena era terminata, un po' le è pure dispiaciuto, si era affezionata a quelle voci sconosciute che ogni giorno le chiedevano come stava!
Proprio quando la sua “reclusione” poteva dirsi terminata è iniziata quella di tutta la Tunisia, anche lì si erano verificati i primi contagi ed è stata dichiarata l’emergenza: chiusura di scuole, negozi, ditte tranne quelle che producono materiale medico, coprifuoco dalle 18 alle 7 del mattino e, come qui in Italia, spostamenti consentiti solo per motivi medici, lavoro, spesa.
A questo punto però non era più in casa da sola, ma con il marito e insieme si sono dedicati con calma a tutte quelle attività che di solito si è costretti a svolgere di fretta, o non si fanno proprio, per mancanza di tempo, come curare il giardino piantando alberelli, verdure e legumi e prendersi cura dei loro animali. Si sono dati alla pazza gioia in cucina facendo il pane fresco tutti i giorni e hanno stretto amicizia con una gatta  che era di passaggio dal giardino e che da allora non si è più allontanata!
Da metà maggio, anche in Tunisia, si sta tornando alla normalità, coprifuoco alleggerito, riaperture varie, anche gli asili hanno riaperto, le scuole invece no, ma gli studenti dovranno comunque sostenere gli esami!
Concludendo…periodo non facile ma con molte “pillole positive”: lettura, giardinaggio, più tempo trascorso con il marito, nuove ricette sperimentate, amicizia con medici del Ministero della Sanità, corsi online effettuati, pet therapy con gli animali del giardino e un nuovo gatto! 
E ovviamente ha dedicato un po’ del suo tempo al Centro Studi Creativamente, collaborando con grande entusiasmo direttamente dalla sua casa in Tunisia.

venerdì 5 giugno 2020

MACCHE' SDRAIATI...BRAVI RAGAZZI!


Oggi vogliamo condividere un articolo scritto da LuigiMascheroni per Il Giornale.it e ripreso in vari post Facebook, una riflessione interessantissima che per una volta rivolge un applauso ai ragazzi della fascia d’età 12-18 anni, i tanto bistrattati adolescenti, etichettati come svogliati, senza interessi e sempre sdraiati sul divano.
In ordine anagrafico. I bambini sono al centro dell'attenzione: tutti si preoccupano per loro, con asili e elementari chiuse. I maturandi hanno i riflettori mediatici puntati addosso. I “grandi”, per questioni di lavoro, saranno i primi a poter uscire. E gli anziani protestano pubblicamente perché non accettano di essere gli ultimi a farlo. Si parla di tutti, tranne di loro: i ragazzi, fascia d'età 12-18 anni. Dimenticati e silenziosi. Eppure esemplari proprio perché silenziosi. È la generazione che soffre di più, ed è quella che sta mostrando il meglio. Altro che “sdraiati”. Hanno rinunciato a tutto, più di tutti. Diligentissimi, continuano a studiare nonostante il “tutti promossi”. Per più di due mesi sono stati immobilizzati, proprio nell'età in cui è più importante muoversi. Niente compagni a scuola, niente sport, niente palestra, niente amori dei sedici anni, che sono i più belli, niente motorini, niente feste. Mille impedimenti, zero lamentele. Eroici senza esserlo, maturi senza maturità. Proprio nell'età in cui l'istinto a ribellarsi alle regole è al massimo, le hanno accettate per un bene comune. Si svegliano, fanno lezione online, poi addirittura i compiti, esagerano con la Playstation, e chissenefrega, si trovano tra di loro in chat (senza parlare ai genitori, e giustamente: cos'hanno da dirgli?) e riempiono il tempo di film, musica e serie tv. Cogli l'Instagram. Qualcuno addirittura legge. Hanno persino accettato le regole folli della nuova didattica, qualcosa che contrasta la natura, il buon senso e la pedagogia. Se agli insegnati va fatto un monumento, ai ragazzi ne vanno fatti due. Per avere rispettato il lockdown senza essere di peso e perché - oltre ad avere perso un'intera stagione nella stagione indimenticabile della vita - quando usciranno troveranno macerie. Noi genitori piangiamo per le vacanze che non faremo. Loro non fiatano. Qualcuno dirà: lo fanno perché sono apatici, abituati a subire passivamente. Ok, Boomer. Un ragazzo tra i 12 e i 18 anni è un alieno rispetto alla famiglia e alla casa. La vita è fuori, dove ci sono i confini da infrangere, gli errori da fare, le esagerazioni da provare. Eppure rispettano un quotidiano assurdo ma giusto, stando dentro in nome della salute là fuori. Accettano la sottrazione di libertà non per indifferenza, ma perché sanno quanto vale e la rivogliono indietro, appena possibile, intatta. Altro che “Non sarà più come prima”. La libertà, dopo, gli deve essere restituita identica. I ragazzi hanno compreso l'emergenza e hanno tirato fuori le risorse migliori per affrontarla: pazienza, responsabilità, silenzio. Hanno già vinto. Speriamo che gli altri - i piccoli, i grandi, gli anziani - se ne ricordino, dopo tutto questo.
Cosa ne pensate? Siete d’accordo con queste parole o avete avuto modo di sperimentare situazioni completamente diverse? Scatenatevi nei commenti…

giovedì 4 giugno 2020

FOTO DI CLASSE: CHE NOSTALGIA!

Facciamo tante foto ogni giorno, ma quella insieme a tutti i compagni di classe e le maestre, fatta verso la fine della scuola è un appuntamento fisso che quest’anno per la prima volta non ci sarà.
Ricordo la comunicazione sul diario del giorno in cui sarebbe venuto il fotografo a scuola e poi il giorno della foto, chi vestito elegante, chi magari con una acconciatura particolare, trecce, codine o cerchietti sperluccicosi per le bambine e ciuffi e gel per i maschietti e poi immancabilmente qualcuno che se ne era dimenticato e avrebbe voluto essere più “in ordine”. E poi ci veniva chiesto quante copie avremmo voluto comprare...una sola per ricordo, o anche da regalare ai nonni? E il giorno in cui finalmente arrivavano le stampe e subito si andava a guardare come si era venuti, noi e magari il compagno/a preferito/a, chi aveva gli occhi chiusi, chi guardava da un’altra parte e poi le firme e le dediche sul retro della foto…che ricordi!
Come scrive Andrea De Carlo nel suo libro “Due di Due”, ogni studente ha il suo atteggiamento, vedi la posa svogliata o spinta dal desiderio di mettersi in mostra, vedi la compagna più carina, il ribelle... Insomma, c’è tutto il gioco delle parti in quelle foto.
Quest’anno il tradizionale scatto di fine anno scolastico sarà impossibile da fare, certo magari si farà una foto di classe su  Zoom, ma non sarà la stessa emozione.
La soluzione geniale arriva da Francesco, un bimbo di 9 anni di Torino, che non ha voluto rinunciare del tutto alla foto di classe così ha disegnato i compagni e le maestre, ha scattato una foto dell’opera e l’ha inviata agli amici dicendo loro: “Visto che non possiamo fare la foto insieme, ci ho pensato io”, poi ha chiesto ai compagni di riconoscersi. Un bellissimo gesto per sentirsi uniti!

E voi? Avete voglia di fare come Francesco? Disegnate anche voi la vostra classe, scattate una foto al vostro disegno e mandatela ai vostri compagni e maestre, saranno tutti felici di riceverla e sicuramente ognuno di loro avrà un dettaglio particolare e unico che gli farà dire:  “Sì, sono proprio io!”
Ci piacerebbe molto se avrete voglia di condividere anche con noi i vostri disegni e presentarci così la vostra classe!

PILLOLE POSITIVE DALLA QUARANTENA: il racconto di ROBERTA C.


Ma ora vogliamo lasciare spazio ai nostri soci e volontari che a turno ci racconteranno le loro esperienze e soprattutto i piccoli lati positivi del loro isolamento forzato, in una rubrica che abbiamo chiamato Pillole positive dalla quarantena”.

Eccoci giunti al racconto di Roberta C., che con gioia, ci dice che tra le tante difficoltà portate da questi mesi ha trovato un’importante nota positiva: potersi dedicare finalmente a se stessa.
Roberta è una maestra di danza, nell’ultimo anno si è concentrata prevalentemente sull’insegnamento, facendo fatica a ritagliarsi dei momenti per sé, per studiare ed allenarsi. La sua “fortuna” nei mesi di quarantena è quindi stata proprio la possibilità di far fruttare il tempo libero per studiare tanto facendo lezione online addirittura con insegnanti di tutto il mondo, con cui magari non avrebbe avuto l’occasione di studiare nella normale quotidianità. Ha scoperto altre discipline e ha arricchito il suo bagaglio di esperienza.
Si ritiene fortunata ad aver imparato che la condivisione dell’arte della danza va oltre qualsiasi tempo e spazio.

Aggiungiamo noi, altrettanto fortunati saranno i suoi allievi ai quali potrà insegnare, con la passione che la contraddistingue, tutte le tecniche apprese e perfezionate in questi mesi.