giovedì 13 luglio 2017

IL MONDO DIETRO GLI SCARABOCCHI




L’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è”. (Paul Klee)

Qualche giorno fa, curiosando nella Psicobiblioteca, mi sono imbattuta in un libro sul disegno infantile, un tema che mi affascina da sempre, al punto che ho deciso di inserirlo anche nella mia Tesi di Laurea. Mi sono presa qualche minuto per sfogliarlo e curiosare al suo interno, con la promessa che, non appena avrò tempo, lo prenderò in prestito per una lettura più approfondita.
Mi sono avvicinata a questo tema già al Liceo, anche se, ovviamente, ho avuto modo di osservarlo in maniera più approfondita durante i miei studi universitari, grazie ai quali ho appreso che un bambino che disegna è, prima di tutto, un bambino che gioca e svolge un’attività creativa, esperienza naturale per il genere umano e tendenza primordiale della vita. Non importa se altri prima di lui hanno già sperimentato, perché l'atto creativo riguarda il singolo bambino, il quale, ad un certo punto del suo percorso evolutivo, senza emulare o apprendere da altri, inventa un modo tutto suo di lasciare una traccia.
L’arte, poi, è così importante perché rivela il contenuto intimo e profondo di ogni persona; pertanto, il disegno infantile è l’espressione della personalità del bambino, un mezzo di comunicazione alternativo al linguaggio che si sviluppa adeguatamente solo in ambienti stimolanti e grazie al quale possono essere espressi problemi, sentimenti, emozioni e conflitti, magari troppo ingombranti per poter essere pronunciati.
Il Centro Studi Psico-socio Educativi Creativamente, durante le attività laboratoriali e gli eventi proposti, tra cui, ad esempio, la recentissima “Notte che non c’era”, dà molto rilievo all’espressione artistica dei bambini, abbracciando l’idea montessoriana che vede nel disegno l’esercizio per eccellenza, utile per la mente e per la mano (l’organo della mente) poiché sviluppa la manualità fine e prepara alla scrittura.
Attraverso il disegno, inoltre, il bambino stimola e sviluppa le funzionalità motorie e, nello specifico, la coordinazione oculo-manuale.
Mani e occhi, però, sono solo parte di ciò che l’arte allena: dal punto di vista cognitivo, infatti, il disegno insegna ai bambini a comprendere che i problemi possono avere più di una soluzione, ad elaborare una prospettiva multipla di interpretazione della realtà e, infine, a pensare “con” e “attraverso” gli strumenti, rendendoli consapevoli del fatto che attraverso mezzi materiali è possibile trasformare le idee in realtà. Considerando poi lo sviluppo emotivo, l’arte incoraggia la creatività e l’autoespressione, insegna ai bambini a dire ciò che “non può essere detto”, spingendoli a ricercare nella propria poetica interiore le parole adatte ad esprimere i propri sentimenti ed affinando, così, le capacità comunicative.
Nell’immaginario collettivo, pastelli e pennarelli sono considerati strumenti utilizzabili esclusivamente dai bambini che, crescendo, accantonano questo passatempo per dare spazio ad altre occupazioni, considerate (forse) più utili e “adatte” agli adulti. Ma siamo davvero sicuri che il disegno sia un’attività da relegare solo all’infanzia?
Molteplici ricerche sull’argomento hanno sottolineato i potentissimi benefici che si possono trarre dall’espressione artistica: colorare e disegnare, infatti, sono due straordinari antistress e costituiscono un vero e proprio allenamento per il cervello poiché, stimolando entrambi gli emisferi cerebrali, questi vengono indotti a lavorare insieme in perfetta armonia. L’emisfero sinistro, quello della logica e del movimento, si attiva per seguire i contorni del disegno con precisione; l’emisfero destro, quello della creatività, è stimolato dalla scelta dei colori da impiegare e consente alle emozioni di fluire liberamente, rilasciando endorfine e riducendo la tendenza all’eccessivo autocontrollo, che è fonte di stress. 
Infine, a proposito di stress, esistono disegni creati appositamente con l’obiettivo di far rilassare chi si appresta a colorarli: questi disegni sono i Mandala e discendono da una tradizione molto antica secondo il quale “colorare equivale ad annullare istantaneamente tutto ciò che è al di fuori”. In effetti, quando un bambino colora la sua attenzione è completamente assorbita e questo vale anche per gli adulti: focalizzarsi su un’attività manuale permette di chiudere ansie e frenesia della vita quotidiana al di fuori della mente, calmando i nervi ed favorendo il cambio prospettico.  
Ancora sicuri che i pastelli non vi servano più?!